1841-1847

Le polemiche ecclesiali

Ma la più clamorosa disputa che lo vede protagonista è quella che lo contrappone ad alcuni membri della Compagni di Gesù, dai quali, dopo gli ostacoli posti alla nascita dell'Istituto della Carità, giunge un attacco ad alcune delle sue opere, prima fra tutte il Trattato della Coscienza morale.
Nella primavera del 1841, in un libretto anonimo un sedicente Eusebio Cristiano si mette a confutare alcune tesi di Rosmini stravolgendole. Rosmini si rende conto che il vero obiettivo dei Gesuiti non è tanto l'insieme delle sue teorie filosofiche, quanto l'Istituto della Carità. Ed è proprio per difenderlo che decide di scendere in campo con una Risposta al finto Eusebio Cristiano, nella quale non usa mezze misure.
Il primo risultato di questi contrasti è il fatto che Carlo Alberto rinvia l'approvazione del decreto di ratifica delle Costituzioni dell'Istituto, indispensabile per legittimarne l'attività e la presenza nel Regno di Sardegna.
Gli avversari fanno inoltre circolare la notizia di un'imminente condanna delle teorie rosminiane da parte della Santa Sede, ma Gregorio XVI che non vuole lasciarsi coinvolgere dalle polemiche gratuite e infondate, proibisce la stampa a Roma delle opere contro Rosmini, mentre per le diocesi lascia libertà di decisione ai vescovi.
Rosmini non rimane con le mani in mano, pensa che una risposta più articolata e completa possa porre fine agli attacchi, ma ottiene l'effetto contrario: viene infatti accusato di aver preso di mira l'intera Compagnia di Gesù. Il papa Gregorio XVI interviene ancora senza schierarsi: si limita a imporre il silenzio e la fine dei litigi; i toni della controversia vengono smorzati, ma non definitivamente spenti.
Nel giugno del 1846 muore Gregorio XVI e il conclave si trova di fronte a un problema di non facile soluzione: la scelta del nuovo pontefice potrebbe risultare importante per gli equilibri della politica internazionale. L' Europa è percorsa dai brividi di impetuosi nazionalismi; in molte parti d'Italia il sogno dell'unità è ormai un sentimento diffuso; le solide certezze del Congresso di Vienna del 1815, che si era illuso di aver riportato le lancette della storia indietro nel tempo a prima della stagione della Rivoluzione e di Napoleone, sembrano tramontate. Viene eletto il cardinale Giovanni Maria Mastai-Ferretti (Pio IX), uomo affascinante, brillante, dotato di fine umorismo, ma con due punti deboli: è particolarmente suscettibile e facilmente influenzabile. Ha già avuto modo di conoscere Rosmini e dimostrargli una qualche simpatia: da vescovo, aveva proibito che nella sua diocesi fossero pubblicati e diffusi gli opuscoli che lo attaccavano e nell'autunno del 1846, si sbilancia fino a promettere una più solenne e ampia approvazione dell'Istituto della Carità. Pio IX si impegna anche a procedere al riconoscimento formale della congregazione delle Suore della Provvidenza e a concedere ai rosminiani una sede nella città di Roma. Tutti buoni propositi che non andranno in porto per il precipitare degli eventi.
Sempre nel 1846, superata la lentezza burocratica austriaca, Rosmini apre una nuova comunità nella parrocchia di San Zeno a Verona ed estende anche la missione in terra inglese.
In questo periodo lavora anche alla Teodicea, inno al Dio che regge le sorti dell'universo che in Lui trova origine e che a Lui tende come alla sintesi della storia; e anche alla Teosofia, culmine della sua opera, crocevia nel quale fede e ragione, filosofia e teologia si incontrano.
Nel frattempo, nel 1842, una brutta notizia lo ha raggiunto da Rovereto: la morte dell' amata madre.

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