I Rosmini al Portone

Nicolò Francesco (1678-1733)

Primogenito di Nicolò il giovane e di Cristina Parolini, nato nel 1678, visse a lungo nella casa paterna, anche dopo la morte del padre (1715), condividendo spazi, beni e attività con il fratello Ambrogio. Le numerose famiglie di entrambi rimasero a stretto contatto fino a quando, nel 1728, Nicolò Francesco, commissario al castello di Rovereto e giudice di Isera in nome dei conti di Lichtenstein, decise di lasciare al fratello minore Ambrogio la casa avita e di trasferirsi in una nuova e più bella dimora. Pur attivo negli impegni pubblici nella qualità di Commissario al castello di Rovereto, Provveditore della città, Giudice di prima istanza ad Isera, Cancelliere del Magistrato mercantile alle fiere di Bolzano, coltivava anche la passione per gli studi e la poesia (è il primo esponente della famiglia a coltivare le belle lettere). Partecipò attivamente all'Accademia dei Dodonei fondata dall'amico Girolamo Tartarotti, col quale e con altri colti roveretani disquisiva di poesia, storia, letteratura. E' lui a pubblicare nel 1733, insieme a Giuseppe Rosmini e Jacopo Tartarotti, un libretto di poesie per la prima messa del nipote Nicolò Ferdinando, figlio del fratello Ambrogio. Dei sette figli maschi nati dal matrimonio con la nobildonna Egelinda dei baroni Pizzini vanno ricordati l'abate Angelantonio, che raggiunse la posizione di vicario generale del principe vescovo di Trento Felice Alberti d'Enno; Francesco, letterato e possessore di una delle più ricche biblioteche della regione; e Nicolò Domenico, gentiluomo roveretano, che proseguì la linea famigliare in città.