Le modifiche ottocentesche

Le modifiche esterne

L'ingegner Mascanzoni alzò il palazzo di un piano, un mezzanino per proporzionare l'altezza alla lunghezza. Allungò l'avancorpo già presente fino al ciglio della nuova via e, dove si trovava il granaio, ne fece costruire uno nuovo identico a quello esistente.
Su ognuna delle facciate - quelle piccole degli avancorpi e quella lunga del corpo centrale - fece predisporre un architettonico balcone di pietra ornato di eleganti ferri a traforo. E sopra la finestra centrale delle tre che abbracciano il balcone maggiore, fece porre in un bel decoro fogliare in pietra bianca l'arma di casa Rosmini, uno scudo con sei stelle. Lesene sulle cantonate, leggere modanature marcapiano e finestre con cornici ioniche diedero al palazzo un aspetto maestoso ma semplice.
Lo spazio creatosi tra i due avancorpi - con qualche aiuola trasformato in semplice giardino - fu chiuso con un' elegante cancellata in ferro battuto e basamento in pietra che delimitava l'area ad uso privato, ma non celava alla vista del passante l'armonico disegno della nuova facciata. L'accesso all'edificio era assicurato da due cancelli posti in corrispondenza dei due portoni d'ingresso del corpo centrale.
L'innalzamento del palazzo coinvolse necessariamente anche la parte di esso che si estendeva fin sull'attuale via Mazzini, e l'intento di rendere più uniforme e completo l'intervento e di allargare la via verso borgo S. Caterina, indusse il Paoli e i proprietari confinanti a chiedere alla municipalità la demolizione dell'arco e del portone che divideva l'allora via delle Salesiane - ora via Stoppani - dalla via per borgo S. Caterina. Un documento d'intesa con la municipalità impegnava nel 1876 Francesco Paoli alla sistemazione del palazzo anche su quel lato.