Etica, antropologia e pedagogia

L'etica rosminiana - magistralmente esposta dapprima nella breve opera Principi della scienza morale (1831), e poi variamente rielaborata in successivi scritti - prende avvio dalla classica identificazione del bene come ordine dell'essere e sviluppa una dottrina della «responsabilità» ontologica che chiama la persona a prendersi cura di ogni ente, rispettandone le specifiche «esigenze» ontologiche scoperte dall'intelligenza. In tal modo le chiusure egoistiche nel «bene soggettivo» sono superate con la conoscenza del «bene oggettivo», il quale a sua volta diventa «bene morale» nel momento in cui viene amato e concretamente realizzato.
Questo percorso di liberazione dalla tirannia del «sé» e di conformazione amativa all'ordine oggettivo della verità costituisce anche l'essenza del processo educativo, di cui Rosmini esamina la natura e le condizioni nei suoi numerosi scritti pedagogici.
Dei dinamismi tipici dell'universo personale Rosmini fornisce una dettagliata analisi, che risente ovviamente dello stato delle scienze antropologiche del tempo ma che sa anche anticipare molti motivi del personalismo contemporaneo.
Mirabile la sua difesa della dignità infinita di ogni persona a cui è dovuto sempre il massimo rispetto, a prescindere dalla sua condizione individuale e dal suo ruolo sociale.