Il fedecommesso Serbati

Benedetto Serbati nel suo testamento del 1619 aveva disposto che il suo erede avrebbe dovuto conservare intatti i beni ereditati e alla sua morte trasmetterli ad altra persona conservando il fedecommesso nei discendenti maschi. E se la linea di discendenza maschile fosse venuta meno, aveva  stabilito che il fedecommesso sarebbe dovuto passare al più vecchio degli eredi della discendenza femminile di casa Serbati con il vincolo di assumere il cognome "Serbati" accanto al cognome di appartenenza.
Per questo alla morte di Girolamo Tartarotti-Serbati - avvenuta nel 1761 e senza eredi - Giovanni Antonio Rosmini per via della madre Cecilia Orefici - figlia di Giovanni Orefici e Cecilia Serbati - acquisì i beni del fedecommesso per sé  e la sua discendenza e assunse il doppio cognome Rosmini-Serbati.
In questa circostanza fece collocare sul pianerottolo al primo piano, sopra la porta che immette nella grande sala degli specchi, lo stemma della famiglia Rosmini (sei stelle in campo azzurro), con accanto quello dei Serbati (un braccio che stringe nella mano una torre).